Che cosa è successo in questo anno e mezzo di Covid? Che cos’è che non ha funzionato? Dove siamo stati in difficoltà?

È il momento di ritrovare quello spirito unitario di Chiesa, insieme anche alle istituzioni, che ha consentito di fronteggiare questa pandemia. Al punto in cui siamo arrivati non ha più molto senso soffermarsi a recriminare su quel che si sarebbe potuto fare e non è stato fatto, se non nella misura in cui sarebbe utile per evitare di perseverare negli errori. È mancata la medicina preventiva di base, come è mancata per noi Chiesa una particolare vicinanza alle persone anziane e malate nelle famiglie.

Proposte

  1. Il primo impegno, che come Chiesa dobbiamo darci è riorganizzare un sistema diverso di visita ad anziani e malati presso le proprie abitazioni.
  2. Riorganizzare a livello Diocesano tutto il sistema degli assistenti religiosi che fanno servizio negli ospedali, nelle RSA, case di cura e riposo ecc. (In sostanza è necessaria una maggiore comunione e vicinanza tra le persone malate, le persone anziane che si trovano a casa o ricoverate presso le strutture sopra dette, perché sempre di più gli ospedali ricoverano per meno giorni e i malati vengo rinviati a casa).
  3. Individuare indispensabilmente almeno presso le parrocchie più grandi, un responsabile per la Pastorale della Salute, che può essere un diacono o un ministro straordinario, che insieme al Parroco curano questo aspetto per la vicinanza al le persone colpite dalla malattia o anziane che non possono recarsi in Chiesa. (Questo è quello che è mancato di più).

Ecco allora i punti più urgenti per Ri-Animare la carità

  1. Il rapporto in via di profonda trasformazione tra cura-ospedale e territorio-abitazioni. Ecco dove noi Chiesa dobbiamo riorganizzarci meglio, occorre infatti che il territorio venga considerato come luogo in cui la Chiesa realizza capillarmente la sua presenza missionaria, anche nell’ambito della salute. L’ufficio Diocesano, parrocchie, aggregazioni ecclesiali, associazioni di volontariato sono chiamate a riscoprire la cura come vocazione propria dell’esperienza spirituale. In particolare deve essere ricordato sempre un soggetto decisivo: la famiglia. Nell’ambito della Pastorale Sanitaria, le diverse figure di operatori, si dovranno concepire sempre di più in funzione del sostegno alla famiglia delle persone anziane e malate.
  2. La persona affetta da malattia rimane sempre persona in relazione e prendersi cura di lei vuoi dire sostenere e promuovere le sue relazioni costitutive, quindi per farla breve è importante sempre di più un continuo contatto e coordinamento del Centro Sanitario Diocesano, il Consultorio Familiare, l’ufficio della Pastorale per la Salute, Caritas Diocesana e le Parrocchie. Abbiamo verificato per esempio che gli stessi utenti della Caritas Diocesana, sono anche utenti del Centro Sanitario Diocesano e del Consultorio Familiare, ecco allora l’importanza del camminare e lavorare insieme e in comunione. Considerato che la Pastorale Sanitaria assume sempre di più un ruolo di importanza verso le persone nella fragilità, ammalate e nella povertà.

Nazzareno Iacopini
Direttore Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute