Dall’elemosina alla carità => una conversione necessaria, non solo nella prassi dei singoli credenti ma anche e soprattutto nel modo di concepirai della comunità cristiana. Con il battesimo il discepolo è chiamato ad “amare Dio e il Prossimo, come Cristo ci ha insegnato”
Da una carità “delegata” ad una carità “partecipata” => nella prassi delle nostre comunità il provvedere ai poveri (carità) è sostanzialmente delegato al parroco o a gruppi ristrettì di persone (donne, molte; uomini, pochi), soprattutto pensionati, che strutturano alcuni servizi assistenziali. Generalmente si stratta delle provvista di generi alimentari o prodotti di prima necessità. Più raramente il supporto per le utenze. Le nostre comunità ecclesiali devono invece riscoprirsi parti attive e partecipi della carità non solo nella raccolta durante le giornate dedicate, ma riscoprendo che “l’essere carità della Chiesa” la chiama ad aprire gli occhi e a sensibilizzarsi circa l’ampio spettro in cui la povertà si manifesta non solo a livello locale ma anche a livello globale.
La sfida della pandemia => l’imprevista e nuova situazione che si è determinata durante le ondate pandemiche ha evidenziato la fragilità, per non dire l’inefficienza, dello schema caritativo delle nostre comunità. Se da una parte le strutture hanno potuto provvedere alle necessità materiali di moltissimi poveri e nuovi poveri, tuttavia la comunità si è rivelata inefficiente e impreparata nel gestire e rispondere a tutta una serie di fragilità che si sono venute a determinare. Si possono evidenziare tre aree di crisi.
PRIMA => la carità come PROSSIMITÀ. Le nostre comunità cristiane si sono trovate impreparate a gestire la dimensione della solitudine in cui molte persone si sono trovate (anziani, malati, ed altre categorie di fragilità).
SECONDO => la carità come ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ. Le comunità cristiane hanno vissuto questo momento storico come “vittime”, facendo fatica a cogliere quale vocazione ad una risposta di carità esso conteneva.
TERZO => la carità come CONNESSIONE. La condivisione del dramma della pandemia a livello mondiale dovrebbe aver fatto scoprire alle nostre comunità il senso di una fratellanza che supera non solo i confini delle nostre piccole realtà ma anche quelli nazionali e continentali. La sensazione invece è che il ripiegamento su se stessi abbia accentuato il senso di minaccia da parte del diverso e del lontano. Sinodalita’ nella testimonianza della carità assume la forma di un processo di presa di coscienza che corresponsabilità e condivisione sono, a tutti i livelli, la via di una carità secondo il cuore di Dio.