Trasformare o lasciarsi trasformare?

L’Eucaristia fa la Chiesa

La celebrazione dell’Eucaristia domenicale, tema su cui abbiamo riflettuto nell’incontro pastorale 2019, rimane sempre il cuore del cammino della nostra chiesa chiamata a diventare ciò che è: Corpo di Cristo. È l’Eucaristia che fa la chiesa. L’Eucaristia, culmine e fonte della vita della chiesa non può mai essere estraniata dalla vita della comunità: l’Eucaristia stessa è «celebrazione di un cammino». A sua volta la liturgia spinge i fedeli, saziati dei sacramenti pasquali, a vivere in perfetta unione e concordi nell’amore (cfr Preghiera dopo la comunione della Veglia pasquale). La liturgia cristiana non consiste nel metterci in un ambiente di solennità e di estetica trionfale per raccoglierci e meditare in pace ma nell’introdurci nel «noi» dei figli di Dio.

Un metodo da seguire

Fissando lo sguardo sulla realtà profonda del mistero della Chiesa (primo giorno dell’incontro a livello diocesano) siamo invitati a verificare e individuare nelle nostre comunità quali sono quelle «incrostazioni» che offuscano la bellezza del suo volto (incontri successivi a livello zonale e parrocchiale) per porre possibilmente le distanze da quelle prassi pastorali, come l’attivismo, che rischiano di offuscare il volto della chiesa che è anzitutto vocazione alla comunione (ek-klesia; jom qahal… tutte parole che richiamano l’idea di assemblea, di cammino comunitario, di conversione). Per avviare un tale processo non possiamo mai partire dalle nostre capacità illudendo noi stessi ma dalla fiducia nella forza dello Spirito che ci guida e ci trasforma; è per questo motivo che non si tratta di «trasformare» qualcosa quanto piuttosto di «lasciarsi trasformare» da Qualcuno.

Chiesa comunità in ascolto: come celebrare la fede

La Chiesa è anzitutto una comunità in ascolto, convocata dalla Parola di Dio. Non esiste struttura sacramentale nella Chiesa che sia priva della proclamazione della Parola. «È infatti la parola di Dio che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio» (Praenotanda al rito della Penitenza 17). È dall’ascolto che nasce la fede. I sacramenti poi, in quanto segni, hanno anche la funzione di istruire: «Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono, perciò vengono chiamati sacramenti della fede» (Sacrosanctum Concilium 59).

Trasformare la Chiesa sarà allora anzitutto tornare sempre di nuovo a stare sotto la Parola di Dio. Il sinodo dei vescovi del 1985, a 20 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, presentava la chiesa come mistero di comunione e affermava che «La chiesa sotto la Parola di Dio celebra i misteri di Cristo per la salvezza del mondo».

La stessa celebrazione liturgica, che poggia fondamentalmente sulla parola di Dio e da essa prende forza, diventa un nuovo evento e arricchisce la parola stessa di una nuova interpretazione e di una nuova efficacia» (Praenotanda al Lezionario 3).

Quando riceviamo l’Eucaristia nelle mani se ne cade una briciola ci sentiamo perduti. E quando stiamo ascoltando la Parola di Dio e ci viene versata nelle orecchie la parola e la carne di Cristo e il suo sangue e noi pensiamo ad altro, in quale grande pericolo incappiamo? Cristo, realmente presente nelle specie del pane e del vino è presente in modo analogo anche nella Parola proclamata nella liturgia. Approfondire il senso della sacramentalità della Parola può favorire una comprensione maggiormente unitaria del mistero della Rivelazione in eventi e parole intimamente connessi giovando alla vita spirituale dei fedeli e all’azione pastorale della Chiesa (Verbum Domini 56, 30 settembre 2010).

Chiesa comunità in festa

Il primo segno compiuto da Gesù nel Vangelo di Giovanni consiste nell’aggiungere più di sei ettolitri di vino «bello» a un pranzo di nozze. Cosa avrebbe detto il Battista, l’asceta del deserto? Questa festa mette in movimento tante persone: i servitori, colui che dirige il banchetto, tutti gli invitati alla festa. Prima ancora il cuore di una madre che si accorge di una mancanza che avrebbe rovinato la festa e dice ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica fatela» (Gv 2,5). È una bella immagine di chiesa in festa che trova la sua gioia nell’obbedienza alla parola detta da Gesù. Il mirabile sacramento di tutta la chiesa nasce a Pasqua, dal costato di Cristo dormiente sulla croce e si manifesta a Pentecoste quando inizia a camminare insieme sulle strade del mondo per essere riflesso del dono d’amore dell’agnello immolato che toglie i peccati del mondo offrendo se stesso al Padre in sacrificio.

Lasciarsi trasformare

La chiesa come comunità e come singole persone sarà sempre bisognosa di trasformare se stessa per somigliare a Gesù, docile all’azione dello Spirito Santo. Tutto questo è dono di grazia, che arriva all’uomo in maniera assolutamente certa attraverso la liturgia, «prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano» (Sacrosanctum Concilium 14).

Actuosa participatio

La partecipazione dei fedeli alla liturgia non è una concessione che i preti fanno ai laici ma un loro diritto e dovere in forza del battesimo. Rinati dall’acqua del battesimo siamo resi testimoni con il sacramento della confermazione e inviati nel mondo con la forza del Pane di vita. Partecipare significa «prendere parte all’offerta che Cristo fa di se stesso al Padre». Questo è il vero senso di «partecipazione» alla liturgia, «esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo» (Sacrosanctum Concilium 7), esercizio nel quale per mezzo di segni sensibili, viene significata e realizzata la santificazione dell’uomo e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale. Si tratta di un cammino di tutta la vita. La partecipazione, in definitiva, è un’azione che compie in noi lo Spirito Santo: è lui il vasaio. Tutta la realtà della liturgia, mistero pasquale, azione celebrativa e vita, è animata dallo Spirito Santo. È lo Spirito che rende i segni sensibili sacramento della Pasqua di Gesù. È lo Spirito che permette a noi di incontrare il mistero pasquale compromettendo la nostra esistenza con il mistero pasquale e permettendo che il mistero pasquale operi in noi per una trasformazione, permettendo che Dio operi in noi. Questa visione di liturgia è ciò che giustifica quella affermazione che troviamo in Sacrosanctum Concilium 10 quando si dice che la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Non perché la liturgia sia l’unica azione della chiesa ma perché tutte le azioni della chiesa tendono alla liturgia e dalla liturgia ripartono.

Domande conclusive

Comunione, Sinodalità e Servizio sono gli altri nomi della Chiesa. Camminare insieme è importante ma è fondamentale anche il cammino di ognuno.

L’incontro con Cristo avviene in forma privilegiata nella liturgia perciò, dopo la riflessione sulla domenica (incontro pastorale 2019) ora l’obiettivo rimane quello di «iniziare ognuno all’incontro con Cristo» attraverso la celebrazione eucaristica domenicale.

Come sono le nostre celebrazioni?

La celebrazione dovrebbe far vedere il volto di una Chiesa che è corpo, ma non un corpo sconnesso in cui ogni membro cammina per conto suo. Che volto di chiesa trasmettono le nostre celebrazioni domenicali?

Come si vive la dimensione comunitaria nelle nostre celebrazioni? Persino quelle celebrazioni che sembrano apparentemente private hanno sempre una dimensione comunitaria. Pensiamo al sacramento della penitenza o all’adorazione eucaristica. L’accusa dei peccati (confessione) comporta in fondo l’accettazione del giudizio della Parola di Dio sulla propria vita, che è pronunciato nella comunità e dalla comunità per mezzo dei ministri. Il peccato, nel suo dinamismo, è sempre anche una ferita inferta al corpo di Cristo ed è per questo che il dinamismo di contrappeso della grazia fa intervenire una parola detta e trasmessa da una ekklesia radunata. L’adorazione eucaristica che potrebbe a prima vista sembrare un incontro personale di adorazione è in effetti sempre collegata alla celebrazione della Messa, serve ad approfondirne il significato.

Fino a quando continueremo a parlare di preparazione al Matrimonio, preparazione al Battesimo, preparazione alla Cresima, significa che noi facciamo dei corsi che preparano a ricevere un Sacramento. Dovremmo parlare invece di «incontro con Cristo». Allora cambia il linguaggio, cambiano gli obiettivi, cambia la percezione e cambiano le finalità.

L’incontro con Cristo non è mai completo perché sempre si rinnova nell’invito a fare quello che lui ci dirà. È l’esperienza della Chiesa che celebra e attraverso la celebrazione cambia la vita dei singoli.

Dovremmo trasformare le nostre comunità parrocchiali in comunità in cammino che fanno esperienza sempre nuova, ad ogni anno liturgico, di una «iniziazione all’incontro con Cristo attraverso la celebrazione eucaristica domenicale», Pasqua della settimana.

È lì che il presbitero, mostrandoci l’Eucaristia, ci dice: “il corpo di Cristo”. Ma sarebbe meglio che dicesse “Corpo di Cristo”. Cioè non si tratta tanto di informare noi su che cosa abbiamo davanti agli occhi ma di metterci come davanti ad uno specchio per diventare ciò che siamo, domenica dopo domenica, lasciandoci plasmare come un vaso di creta nelle mani del vasaio che si riempie sempre più dell’amore di Dio e così dissetare di quello stesso amore i fratelli che incontriamo sulle strade della vita e che come Gesù alla Samaritana ci dicono: «Dammi da bere» (Gv 4,10), o, come Gesù sulla croce, gridano: «Ho sete» (Gv 19,28).

Come possiamo realizzare un tale itinerario nelle nostre comunità parrocchiali?

Letture utili

  • Bonaccorso G., Il culto incarnato. Spiritualità e liturgia, Edizioni Glossa, Milano, 2011.
  • Cassingenat-Trévedy F., La bellezza della liturgia, Edizioni Qiqajon, Magnano 2003.
  • Cattaneo E., Il culto cristiano in Occidente. Note storiche, Edizioni liturgiche, Padova 19842.
  • Cervera J. C., L’anno liturgico memoriale di Cristo e mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù, Roma 1987.
  • Guardini R., La Pasqua. Meditazioni, Morcelliana, Brescia 1995.
  • Guardini R., Lo spirito della liturgia, Morcelliana, Brescia 1980.
  • Jura P., Liturgia e pietà popolare, Edizioni sant’Antonio, 2020.
  • Klauser T., Il senso spirituale della liturgia, Edizioni Qiqajon, Magnano 2011.
  • Lameri A., Liturgia, Cttadella Editrice, Assisi 2013.
  • Terrin A. N., Liturgia e Parola sacra. Rito e mito, Edizioni Liturgiche Vincenziane, Roma, 2018.

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